Marianna Toro e Mattia Barbetta 2C
La nostra scuola I.C. Calò di Ginosa ha preso parte ad un progetto sull’integrazione, la Grande I, che ha coinvolto ragazze e ragazzi stranieri che frequentano il CPIA di Ginosa e di Castellaneta, loro sono venuti a parlarci della loro avventura per arrivate in Italia.
Il giorno 17 maggio abbiamo accolto nella nostra classe alcuni di questi ragazze e ragazzi stranieri tra cui Doudou. Questo ragazzo è partito dal suo paese, il Senegal, a 25 anni, ci ha raccontato che abitava a Dakar dove studiava, lì avevano creato un associazione “no alla violenza, si alla pace” di cui lui faceva parte. Ma dopo una manifestazione pacifica e una partita amichevole i ribelli hanno attaccato gli studenti che avevano organizzato una festa, hanno ucciso molte persone, lui è dovuto scappare. Così il 29 settembre 2014 ha dovuto lasciare la sua famiglia, ha attraversato il deserto, è arrivato in Libia, dove è rimasto per una settimana e poi in mare su un barcone. Ci ha raccontato che venivano obbligati a mettersi su un barcone stracolmo di persone, dopo aver viaggiato per alcuni chilometri infatti, il barcone si è rotto, sono stati avvistati da un mercantile che li ha soccorsi finché non è arrivata la Guardia Costiera che li ha tratti in salvo e portati a Taranto. Il viaggio che ha fatto non lo rifarebbe mai più, anche se gli piace vivere qui, sia per il lavoro che fa, sia per la scuola alberghiera che frequenta. Il suo primo lavoro è stato in campagna dove ha lavorato per 2 o 3 anni, poi ha lavorato in un albergo, prima faceva il cameriere e ora fa il secondo chef.
Sono venuti altri due ragazzi di nome Douda e Bazamana provenienti dalla Costa d’Avorio che frequentano il corso di alfabetizzazione del CPIA. Prima di arrivare in Italia hanno attraversato il Mali, il Niger e dopo 3 mesi sono arrivati in Libia, dopo 10 ore di viaggio in gommone sono stati portati in salvo da una nave mercantile a Palermo e da lì sono stati trasferiti a Castellaneta con il pullman.
Vorrebbero tanto tornare nel loro paese e dalle loro famiglie ma serve un permesso che loro non hanno.
Le loro storie ci hanno molto colpiti perché ci hanno fatto capire quanta forza di volontà ci vuole per lasciare la propria terra e la propria famiglia in cerca di un futuro migliore. Per noi incontrarli è stata un’esperienza molto significativa e costruttiva.