Nell’ambito della settima edizione del Libroscopio, sabato 30 marzo, presso il Palazzo della Cultura di Noicattaro, si è tenuta la presentazione del libro di Paola Dubini, professoressa di Economia presso l’Università Bocconi di Milano, intitolato “Con la cultura non si mangia : Falso”. Il titolo è ispirato ad una nota ed assai discussa frase dell’onorevole Tremonti.
La professoressa Dubini era accompagnata dall’editore Giuseppe Laterza e dalla giornalista Enrica Simonetti.
L’editore Giuseppe Laterza ha cominciato, accennando anche ad un libro intitolato “Le religioni sono vie di pace: falso”, in uscita a settembre.
Poi Enrica Simonetti ha rivolto una lunga serie di domande alla professoressa Dubini, domande che sono presenti anche all’interno del libro e lo scandiscono:
1) “La cultura rende o no?”.
Affermativo, rende tanto, soprattutto in termini di valori immateriali. Occorre crederci ed esserne convinti per continuare a vivere e lavorare.
2) “In cosa consiste il valore della cultura?”.
La cultura ha un valore differente per ognuno di noi: è portatrice di valori collettivi, di gruppo, valori diretti o indiretti, che arricchiscono chi la coltiva. Paola Dubini ha aggiunto anche che la cultura è una nostra tradizione e abitudine e, se dovesse venir meno, ci sentiremmo nudi come vermi. E la cultura, va detto, ha aiutato molti a scalare il potere e le gerarchie sociali.
3) “La cultura è reale o no?”.
Certo che è reale. Glauber, nel suo Sciocchezzaio, aveva detto che l’arte non serve a nulla, ma non è così per la Dubini.
4) “Ma se è reale, allora come si spiega la marea montante di disoccupati plurilaureati? Come servirsi della cultura per procurare loro lavoro?”, incalza la Simonetti. Una domanda che riscuote immediatamente l’interesse generale.
La Professoressa Dubini cerca di rispondere, dicendo che il tema è abbastanza serio e legato al valore economico. Ella riporta un piccolo esempio: la buona gestione di Palazzo Ducale a Mantova è tale da favorire i piccoli negozianti, situati nelle immediate vicinanze, e ciò genera economia.
Inoltre, la Dubini continua dicendo che notiamo solo la punta dell’iceberg dei problemi culturali. Si lamenta la crisi di cinema e libri, ma questo non vuol dire che non guardiamo film o non leggiamo più libri; ogni anno in Italia vengono pubblicati 70.000 nuovi libri; piuttosto, siamo noi che tendiamo a leggere i bestseller o a vedere i film più di cassetta, con attori e registi rinomati. E’ la curiosità della massa che tende ad essere alquanto limitata. Per lo più, si nota una scarsa propensione alla sperimentazione, la tendenza ad andare sul sicuro. Occorre rendersi conto che la cultura mette ciascuno di noi in contatto con l’altro ed aprire la mente, allargare gli orizzonti.
4) “Ma allora, in estrema sintesi, la cultura paga o no?”.
La risposta definitiva e decisiva è stata: “Dipende”. In alcuni casi paga molto, in altri no. Chi fa cultura deve correre il rischio.
5) “Cos’è per lei la cultura?”.
Per Mauro, tradizione, imitazione ed invenzione sono le tre radici della cultura, ma, secondo la Dubini, la cultura è ciò che ci fa sentire a casa. Non ha più senso, nel mondo d’oggi, dire da dove veniamo. Casa è per ciascuno il luogo a cui si sente di appartenere, casa è dove ciascuno si sente a casa.
Il dibattito si è concluso, ricordando il vantaggio degli sponsor nelle attività culturali, aggiungendo però che gli stessi non pensano al valore culturale, ma a quello economico, diversamente dagli antichi mecenati. La politica? A volte spende, spesso spende male. La cultura richiede costanza negli investimenti e genera una ricaduta inerziale, ma molto a lungo termine.
Concluso il dibattito, si è passati alle domande poste dal pubblico. E’ intervenuta anche la prof.ssa Luisa Brattico. Presso gli antichi Greci, i cittadini più ricchi si accollavano le liturgie, per prestigio, per la fama e la gloria: probabilmente, un’aspettativa di vita più breve li induceva a ricercare con maggior bramosia l’immortalità del ricordo presso i concittadini e a spender per sponsorizzare arte e letteratura. Oggi, invece, fama e gloria non sembrano più valori così essenziali, sostituiti largamente dal successo economico, che porta più ad accumulare che a spendere. Ciò ha determinato, forse, uno scollamento tra economia e cultura. Non sarà stata, forse, la centralità molto statunitense dell’economia la tomba della nostra cultura, o piuttosto una nuova forma di cultura, con cui la nostra tradizionale fa oggettivamente fatica a confrontarsi?
La Dubini si dice d’accordo sul considerare errato ridurre tutto il nostro immaginario culturale all’economia e considerare l’economia come assolutamente centrale, tuttavia la gestione economica delle cose e delle attività anche culturali, resta per lei parte irrinunciabile della vita stessa.
Infine, il sindaco di Noicattaro Raimondo Innamorato ha voluto lasciare la sua inconfondibile impronta, comunicando la sua idea di cultura: “La cultura è il cuore pulsante della società. Una città civile non può prescindere non da un evento culturale, ma da un polo culturale!”. Di grande stimolo per tutti gli operatori culturali del territorio.
PAOLO AQUILINO,
LUCA PIO SETTANNI,
ALESSIA DADDATO,
TERESA ILARIA DIVITTORIO, II B LC