Pokémon Go è un videogioco gratuito, sviluppato dalla Niantic nel 2016, che si può scaricare sui telefoni di nuova generazione: gli smartphone. Il gioco si basa sulla tecnologia di realtà aumentata e geolocalizzazione GPS.
Lo scopo del gioco è uscire di casa, passeggiare in giro e nel frattempo catturare i protagonisti del gioco – che si chiamano pokémon – e collezionarne sempre di nuovi.
La grafica del gioco è costituita dalla mappa reale del luogo in cui ci si muove, all’interno della quale il nostro Avatar (che ci rappresenta nel gioco) può catturare i pokèmon e interagire con gli elementi del gioco, che sono i “poke stop” e le palestre.
I “poke stop” sono dei “punti di interesse” realmente esistenti (come murales, elementi storici, luoghi di memoria, monumenti ecc.) in cui il giocatore trova gli oggetti che gli servono per continuare a giocare, per esempio pokéball (sfere che servono per catturare i pokemon), pozioni, revitalizzanti etc. A Sestu ci sono diversi “poke stop”, fra questi il Municipio, le Poste, la chiesa di Sant’Antonio, alcuni murales.
Le palestre sono dei luoghi in cui i giocatori possono mettere dei pokémon e più tempo rimangono più soldi danno al giocatore che l’ha messo. I soldi sono le monete del gioco, che servono a comprare cose come oggetti o ampliamenti allo spazio dei pokemon o dello zaino. Per avere soldi su Pokémon Go non serve pagare con soldi reali: possono procurarseli mettendo appunto i pokémon nelle palestre. A Sestu ci sono diverse palestre, per esempio il Monumento ai Caduti, le Piscine Comunali e la chiesa denominata “The New Church”.
I giocatori possono fare i raid, che sono dei combattimenti – individuali o di gruppo – contro un pokémon molto potenziato rispetto al normale.
Giocare a Pokèmon Go è un buon pretesto per conoscere il territorio, perché questo gioco mostra le schede sui luoghi (poke stop e palestre), con un’immagine e la descrizione.
Ci sono due aspetti molto interessanti di questo gioco: la conoscenza del territorio circostante e la socializzazione con altre persone, in occasione dei raid di gruppo.
Maurizio Soro, Classe 1^C, Scuola secondaria di Primo grado