//“GUARDA CHE PANCIA CHE HO, E QUESTE GAMBE…” di REDAZIONE

“GUARDA CHE PANCIA CHE HO, E QUESTE GAMBE…” di REDAZIONE

di | 2019-03-24T08:43:22+01:00 24-3-2019 8:43|Alboscuole|0 Commenti
“Guarda che pancia che ho, e queste gambe…” tra gli esempi due emblemi che ogni donna con qualche curva in più si pone. Dico donna perché sono loro che ne risentono di più. In questi casi si sentono diverse, non abbastanza, non sapendo che a volte l’unica bellezza che conta è quella interiore. E dai due esempi riportati all’inizio, molta gente comincia a non mangiare più, si chiude in se stessa e e perde il controllo. “Disagio e malessere dell’anima” spiega la professoressa Marino durante un incontro tenuto al Borghese-Faranda intitolato “IO NON SONO IL MIO PESO”. “Lasciarsi contaminare dalla vita, dare ossigeno ad ogni cellula e non torturare il proprio organismo.” Queste parole da lei riportare sono quelle che disse il padre di Giulia una ragazza che arrivata ad una situazione critica chiede aiuto ai propri cari, ma troppo tardi. Il dottor Iarrera, responsabile del centro di riabilitazione nutrizionale UOL AIDAP di Oliveri, relatore dell’incontro spiega che il disturbo alimentare oltre ad essere un fattore psicologico è un’alterazione delle abitudini alimentari che persiste peggiorando la situazione clinica di alcuni pazienti da lui seguiti. I problemi iniziano già dal l’adolescenza; i mass media sono i responsabili di ciò: Lanciano messaggi tramite spot, trasmissioni televisive ect. L’eccessiva importanza attribuita all’alimentazione peso e forma del corpo è il vero significato di psicopatologia nucleare che notiamo in fasce di età che vanno dalla pubertà fino ad arrivare all’età adulta. Perché magrezza uguale bellezza, o almeno è ciò che ci vogliono far credere, che ci inducono a pensare che se perdessimo qualche chilo saremmo più carine. Da qui ha inizio la bassa autostima, il perfezionismo, depressione, litigi in famiglia ect. Bisogna essere più forti, non farci influenzare ed essere liberi di fare ciò che si vuole senza che si interferisca con il proprio organismo.