di Chiara Paparella-Anche Superman era un rifugiato” è un libro che fa parte di un progetto editoriale, nato per iniziativa dell’UNHCR (Agenzia ONU per i Rifugiati), che raccoglie 24 incredibili storie di vita di rifugiati di ieri e di oggi raccontate da 12 grandi autori:“ Si intersecano storie vere di ragazzi e ragazze che sono stati costretti ad abbandonare le proprie case per mettersi in salvo da guerre, persecuzioni e violazioni dei diritti umani, e che hanno trovato sicurezza e protezione nel nostro paese”; “Una storia va sempre raccontata fino in fondo. Anche se ci vuole un grande coraggio”. Noi ragazzi delle classi terze e tutti gli studenti stranieri della mia scuola abbiamo avuto la possibilità di incontrare Tareke Brhane, che è uno dei protagonisti del libro, che ci ha raccontato la sua storia con la semplicità di un padre e con l’emozione di un figlio. Oggi vive a Roma, dove è presidente del Comitato 3 Ottobre, organizzazione fondata all’indomani del naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013, quando 368 persone persero la vita. Obiettivo dell’organizzazione è il riconoscimento di una Giornata della Memoria, da celebrare ogni 3 ottobre a livello nazionale ed europeo per onorare i migranti deceduti, così come le persone che hanno rischiato la propria vita per salvarli. Ha la sua famiglia: moglie italiana e due figli di 6 e 4 anni con tante domande su papà: “ma sei tu Superman nel libro?” “E il costume dov’è?” “Ma Superman non è ‘marrone’?!”. Nel 2014, durante il XIV Summit dei Premi Nobel per la Pace, ha ricevuto la Medaglia per l’Attivismo Sociale. Ma prima di arrivare ad oggi con cittadinanza e passaporto italiano Tareke ha passato un’infanzia e un’adolescenza molto travagliata, andando incontro a violenze, prigionia e rischiando di morire. Di origini eritree, Brhane è fuggito dal proprio paese a 17 anni, per volere della madre che ad un certo punto del loro viaggio clandestino ha deciso di farlo proseguire da solo, consegnandogli solo 3 caramelle, che lo avrebbero aiutato nelle difficoltà che avrebbe incontrato. È arrivato in Italia nel 2005, dopo essere stato respinto al primo tentativo di attraversare il Mediterraneo. Da allora si è sempre impegnato a favore di chi, come lui, è stato costretto a rischiare la vita per sfuggire a situazioni drammatiche e a cercare protezione in Europa. In particolare, ha lavorato come mediatore culturale a Lampedusa e nell’Italia meridionale per Save the Children e Medici Senza Frontiere. “Questo libro è stato pensato per permettere alle ragazze e ai ragazzi di formulare una propria opinione su che cosa significhi essere rifugiati, basandosi su storie vere”, commenta Carlotta Sami, portavoce dell’UNHCR per il Sud Europa. “Il linguaggio diretto e coinvolgente delle storie raccontate consente loro di capire meglio le esperienze vissute anche da persone della loro stessa età, in maniera creativa e libera da pregiudizi e stereotipi”. Direi che il libro ha fatto centro. Dietro agli sbarchi fatti di numeri, ci sono persone con un nome, una storia e un sogno. E un coraggio più profondo del mar Mediterraneo. Vite parallele accomunate da un sogno, una passione, un talento e il coraggio di metterli al servizio degli altri. Pittori, musicisti, atleti, cantanti, poeti, registi, fotografi, scrittori (e supereroi), che ieri come oggi inseguono la semplice quanto folle idea di rendere il mondo più bello, perché diverso.