Antonilli Maria Luigia V A – Fabrizio de André, nato a Genova il 18 febbraio del 1940, è stato un cantautore e musicista italiano, conosciuto in tutto il mondo per la sua musica originale, rivoluzionaria ma soprattutto realistica. Inizia la sua carriera musicale grazie al gruppo “The Crazy cowboy and Sheriff One”; successivamente registra una serie di 45 giri e 33 giri in cui inserisce molti dei suoi brani più celebri come ad esempio La guerra di Piero. Dopo una breve tournée per l’Italia nel 1979 lui e la seconda moglie, Dori Ghezzi, vengono rapiti e verranno liberati verso la fine dello stesso anno in seguito al pagamento di un riscatto. Nel 1992 intraprende la carriera teatrale cantando insieme a noti personaggi come Roberto Murolo. Nel 1999 morirà a Milano a causa di un tumore ai polmoni. Tutte le sue esperienze hanno influenzato il suo modo di essere e di scrivere. De André è considerato, più che un musicista, un poeta dalla maggior parte dei critici italiani per i suoi testi rivolti a tutte quelle persone che allora non venivano prese in considerazione: gli alcolizzati, i tossicodipendenti, gli emarginati della società. Usava il linguaggio di un poeta non allineato con i canoni di allora, ricorrendo alla forza “dissacrante” dell’ironia per frantumare ogni convenzione. Accompagnava i suoi testi con accordi di chitarra semplici che rimanevano impressi nella mente. Un famoso giornalista, Massimo Cotto, riferendosi a De André disse: «L’uomo che ha preso a picconate il muro bianco della canzone italiana e ha fatto vedere quello che c’era dietro: un’umanità che andava giudicata secondo metri diversi.». L’espressione “abbattimento del muro bianco” esprime una vera e propria “riforma musicale” che De André ha attuato modificando profondamente la musica leggera italiana, inserendo intervalli più lunghi e una serie limitata di strumenti. Oltretutto ha introdotto la lingua ligure del suo paese di nascita nei testi delle canzoni che fino ad allora si erano limitati ad essere in italiano o in napoletano. È stato premiato molte volte, la prima con il Premio Tenco (assegnato a coloro che hanno apportato elementi significativi alla canzone d’autore); successivamente ottiene una serie di encomi e nel 1997 gli viene conferito il Premio “Lunezia” (per l’impegno nella valorizzazione musicale-letteraria delle canzoni italiane). La sua musica è immortale, tanto da essere ancora molto conosciuta, poiché continua a comunicare il vero messaggio e cioè sorpassare gli stereotipi sociali che limitano la libertà ideologica che porta poi all’emarginazione, vista allora come esclusione dalle convenzioni. Il suo messaggio non è trovare una soluzione ma ascoltare per poi far trarre delle conclusioni: «Tu che m’ascolti insegnami».