//Con Aldo Moro per il diritto alla vita

Con Aldo Moro per il diritto alla vita

di | 2019-02-13T22:21:41+01:00 13-2-2019 22:04|Alboscuole|0 Commenti
di Miriam Rizzo – No all’ergastolo e assolutamente no alla pena di morte oppure no alla pena di morte e sì all’ergastolo o ancora sì alla pena di morte e sì all’ ergastolo.                                                                                                    Tante opinioni differenti e una sola domanda: come dovrebbe comportarsi lo stato di fronte a dei reati molto gravi?   Prendiamo d’esempio un omicidio, immaginiamo che qualcuno abbia ucciso un familiare caro, carissimo a noi, cosa faremmo?          “Condannato a morte, subito -direbbe qualcuno- ciò che ha commesso dovrà subirlo”. Oppure c’è chi direbbe: “Carcere a vita, ergastolo! Deve soffrire e rendersi conto di ciò che ha fatto” e devo essere sincera, un po’ questi sentimenti li provo anch’io. Credo tuttavia che la pena di morte non serva a nulla, è inutile! Perché? Per il semplice motivo che lo Stato non si deve macchiare dello stesso reato per il quale ha condannato una persona, ovvero la violazione, a mio parere, del diritto più importante dell’uomo: la vita. Inoltre sono contro l’ergastolo. Proprio come Aldo Moro, che era contro la pena di morte e il carcere a vita, anch’io credo ci debba essere un recupero della persona. È normale, umano, che il familiare della vittima, preso da un momento di rabbia e profondo dolore, desideri non altro che la pena di morte o l’ergastolo per l’assassino, ma lo stato non deve ragionare come quest’ultimo, deve giudicare oggettivamente, quasi l’accaduto non lo riguardasse. Deve prendere una decisione che non sia dettata dall’ira. Credo si debba ricorrere a molti anni di galera, ad esempio venti massimo trenta, durante i quali debba avvenire un pentimento e, appunto, un recupero del colpevole. È palese che nessuno vorrebbe veder libero l’assassino della propria madre, ad esempio, ma credete veramente che il rientro in società sia poi così semplice? Non capite che trascorrere trent’anni in carcere sarebbe come trascorrere metà della propria vita lì? Potreste giustamente dirmi: ”ti dispiaci mica di un assassino?” no assolutamente, non mi dispiaccio, anzi, credo che proprio rientrando in società si renda realmente conto della gravità dell’azione commessa. Nessuno lo guarderà più con gli stessi occhi, nessuno lo vorrà al proprio fianco, nessuno vorrà più che lavori per lui: è così che avverrà realmente il pentimento. Ovvio è che se, una volta uscito dal carcere, questo dovesse ricompiere lo stesso reato  dovrebbe essere condannato all’ergastolo. Unica eccezione potrebbe essere per i Serial Killer, coloro che uccidono per il piacere di uccidere. Non credo ci siano possibilità di recupero. Tutti i loro omicidi sono legati unicamente ad un precedente trauma che si portano dietro per molti anni. Quindi, in questo caso, uccidere diventa una vera e propria ossessione che non credo affatto possa essere curata in quanto per loro l’uccidere degli innocenti, tra l’altro anche sconosciuti, non è strano e ciò significa che non si pentiranno mai. Ripeto, ricorrere alla pena di morte, secondo me non ha alcun senso: abbiamo diritto alla vita, al pentimento e, qualora questo avvenisse, anche ad una seconda opportunità.