di Ludovica Spedicato, Madeline Espinal Bueno, Maria Cataldo Maria, Rosario Javier –
Ci ha fatto davvero impressione ascoltare la storia degli ebrei, il modo in cui venivano trattati.
Appena entrati nel museo abbiamo visto alcuni quadri rappresentanti scene della società ebraica tra cui i loro capi di abbigliamento e le MIQWAOT: vasche in cui avveniva il rito dell’abluzione che si effettua con l’acqua piovana e l’acqua pura dell’Idume, fiume che scorre sotto la città di Lecce. Abbiamo persino fatto una bellissima passeggiata tra le vie del centro storico, visitando quello che un tempo era il quartiere ebraico, la Giudecca, oggi ricordata con i nomi di tre vie: Via della Sinagoga, perché portava alla principale sinagoga; Vico della Saponea dove c’era una casa in cui gli ebrei usavano le vasche per la saponificazione e la tintoria; Via Abramo Balmes, rinomato medico e filosofo che visse a Lecce. La domanda che però dobbiamo farci è: perché oggi quasi nessuno ricorda niente di quella comunità? Forse perché il Re Carlo V decise di eliminare tutti i segni ebraici della città? L’intento del re era quello di seppellire un agghiacciante pezzo della storia di Lecce sotto la maestosità del Barocco, ma non c’è riuscito del tutto. Abbiamo capito che non bisogna fare distinzioni fra le etnie, perché tutti siamo umani e come tali abbiamo il diritto di essere trattati nello stesso modo.
Crediamo non si debba dimenticare, non possiamo dimenticare tutto ciò. Questo è un pezzo della nostra storia che in pochi conoscevano, ma dovrebbe essere ricordato come uno dei più importanti, perché non è stato solo un popolo disprezzato dai leccesi, ma è stato un popolo che nel corso della storia è stato considerato diverso e quasi sterminato, un popolo che ha sofferto per la crudeltà altrui, un popolo che è stato segnato per sempre, con una grande ferita che non si potrà mai cicatrizzare, ma continuerà a sanguinare.
Sanguinerà ogni volta che una mamma ebrea metterà a letto il suo bambino e racconterà di come la nonna morì per colpa di alcuni uomini cattivi, sanguinerà quando un ebreo senza famiglia inizierà a sfogliare le vecchie foto e ricorderà di essere solo, sanguinerà ogni volta che ancora oggi molte persone compiranno atti razzisti nei confronti degli ebrei, sanguinerà quando passeremo da quelle vie e le considereremo come tutte le altre e ogni volta che questa ferita sanguinerà si sentirà l’amarezza, la paura, la crudeltà, il disgusto e la freddezza di quei tempi. E’ una ferita che non può essere curata, e che mai va dimenticata.
Ogni singolo ebreo nel proprio cuore porta quest’enorme dolore, dolore che non andrà mai via perché ciò che successe all’ora è troppo forte anche solo per essere immaginato. Orribile atto compiuto da un’umanità spietata, incapace di provare ogni singola emozione, un’umanità che non è tale.