di Silvia Pauroso (classe 2^D) – Grande scrittore del ‘900, Calvino scrisse l’ “Apologo sull’onestà nel paese dei corrotti” che venne pubblicato nel 1980 dal quotidiano “La Repubblica” .
L’apologo narra della società del ‘900 ormai sprofondata nell’illiceità: tutto girava attorno a dei centri di potere ai quali le persone si rivolgevano per ricevere dei favori (che portavano a commettere azioni illegali) ripagati attraverso ingenti somme di denaro.
Queste a loro volta erano state ottenute mediante favori fatti ad altri in precedenza.
In qualche modo, quindi, ci spiega Calvino, si era creata una sorta di sistema economico che, seppur illecito, aveva un suo filo logico, il quale permetteva a molte persone di potersi “guadagnare” da vivere.
Le persone oneste, le quali volevano guadagnarsi da vivere seguendo la legge, erano talmente poche tanto da far pensare che fossero loro a sbagliare e non il contrario.
E allora lo scrittore pone una domanda: “Dovevano rassegnarsi all’estinzione?”.
Beh, no. Questi pochi uomini ai quali era rimasto almeno un briciolo di onestà non volevano e soprattutto non dovevano rassegnarsi all’idea che ormai la società girasse solo intorno alla disonestà.
Loro infatti si consolavano pensando che in tutte le società si hanno dei periodi dove l’illiceità è protagonista, ma, prima o poi, continuando a compiere azioni giuste e legali, questi momenti di “oscurità” possono essere sorpassati.
Questo scritto, seppur realizzato nel ‘900, rispecchia appieno la società di oggi ed è per questo motivo che tutti dovremmo fermarci a riflettere bene sulle nostre azioni per cercare di far prevalere la giustizia sull’illiceità