di Sara Di Benedetto – Dicembre. Da sempre l’emblema del Natale.
Il mese in cui Cristo rinasce nuovamente per noi. Rinasce, nonostante tutto.
Rinasce nonostante questo mondo dilaghi nell’illegalità, nell’utopia che – un giorno – tutto possa “tornare normale”. Ma sarà solo un’utopia?
La nostra società è ormai contornata da azioni illegali. Queste si presentano di frequente e non sarà di certo il periodo natalizio a fermarle.
A Natale nasce Gesù, ma noi cosa stiamo facendo?
Parcheggiamo in seconda fila, usiamo il cellulare quando siamo al volante, imbrattiamo ciò che ci circonda, inquiniamo l’ambiente, ci assentiamo dal lavoro, spesso senza una giusta causa, evadiamo le tasse, ci facciamo raccomandare, chiediamo e concediamo favori calpestando, noncuranti, i diritti altrui.
Noi italiani siamo fatti così – direbbero molti. Siamo individualisti, anarchici, capaci di grandi ed isolati gesti eroici, ma anche di comportamenti meschini e immorali. Questo anche perché si tende ad anteporre il proprio interesse al bene collettivo.
Stiamo davvero agendo nel modo giusto?
La risposta non può che essere negativa.
Non passa giorno senza che i media segnalino scandali o estorsioni.
Le librerie brulicano di saggi di denuncia del malcostume e della corruzione che impregnano la vita nazionale in quasi tutti gli ambiti.
Ormai, si descrive l’Italia come un Paese ingessato in caste, ognuna arroccata nella difesa dei propri privilegi ma tutte egualmente sorde alle istanze dettate dall’interesse generale.
In una situazione economica particolarmente difficile come quella attuale, che vede il nostro Paese incapace di sviluppare quell’unità necessaria a risollevare le sorti nazionali, la legalità acquisisce un’inevitabile importanza nel dibattito politico, sociale e culturale.
Per promuovere una cultura della legalità, prime fra tutte le scuole, dovrebbero attivarsi per trasmettere questo ideale non come una privazione della libertà ma come qualcosa che permette di vivere liberi senza calpestare i diritti altrui.
Spesso, all’estero, quando si pensa all’Italia, vengono in mente, sì, l’arte, la storia, la cultura che nel corso dei secoli hanno reso il nostro Paese meta di studiosi e amanti dell’arte e del bello ma, negli ultimi decenni, a questa fama positiva si è accompagnata quella di un Paese dove l’illegalità la fa da padrona, poiché Mafia, Camorra, ‘Ndrangheta e Sacra Corona hanno costituito un potere economico che si è affiancato, se non sostituito, a quello legale.
Occorre più trasparenza!
I controlli devono diventare più frequenti e rigorosi anche per le aziende private che spesso aggirano, con disinvoltura, norme importanti relative ad appalti, attività finanziarie e sicurezza sul lavoro. La meritocrazia è in Italia un criterio poco praticato. Si fa carriera più per parentele, conoscenze, raccomandazioni, appoggi politici, scambi di favori che per criteri oggettivi di eccellenza. La mortificazione del merito costituisce un’ingiustizia sociale e danneggia il cittadino.
Il perseguimento di una maggiore legalità e di un maggiore rispetto delle regole è un compito arduo che richiede, nel nostro Paese, una mutazione culturale. Per progredire occorre intanto che ogni singolo cittadino partecipi alla vita pubblica con maggiore impegno, che reclami i propri diritti e che assolva, in prima persona, ai propri doveri. Lo sviluppo di una cittadinanza più matura, consapevole e partecipativa, magari utilizzando la potenza dei nuovi mezzi di comunicazione che la contemporaneità ci mette a disposizione, come ad esempio la Rete, potrebbe, forse, consentire anche all’Italia di allinearsi con le Nazioni dove la legalità è la norma e la illegalità l’eccezione, esattamente il contrario di quanto non avvenga attualmente da noi.
Quindi, con l’avvento del Natale, resta solo da sperare che i giovani possano impostare il loro progetto di vita ispirandosi ai valori di solidarietà e giustizia. Si tratta di un obiettivo ambizioso, non facile soprattutto per coloro che vivono circondati dall’illegalità, ai quali per intraprendere un percorso virtuoso sono necessari non solo la volontà, ma anche tanto coraggio.
Sarà, dunque, la nascita di Gesù anche una rinascita sociale?