di Martina Perozziello – Fin dall’antichità la donna era vista come un oggetto debole, inutile o come un peso per l’uomo e per l’intera società. Le donne hanno lottato duramente per secoli, per ottenere diritti pari a quelli degli uomini. Purtroppo però nel mondo non tutte le donne hanno ottenuto la propria indipendenza: per esempio le donne del terzo mondo, dove la mancanza di un’adeguata istruzione è la causa di moltissimi matrimoni precoci ai quali le bambine sono costrette, e la mancanza di potere decisionale porta la donna ad essere sminuita e costretta ad ubbidire.
Il matrimonio infantile è una pratica tradizionale effettuata in numerosi paesi e presuppone una grave violazione dei diritti dei bambini e delle bambine. Impedisce la libertà fisica della persona, cosi come la capacità di decidere per il proprio futuro. Il matrimonio infantile, in generale, è frutto di una combinazione di povertà, diseguaglianza di genere e mancata protezione dei diritti dei bambini e delle bambine. Queste cause sono spesso aggravate da un limitato accesso a una educazione di qualità e a opportunità lavorative, oltre alle abitudini sociali e culturali fortemente radicate. Le conseguenze di un matrimonio forzato sono: fisiche e psicologiche.
Le spose bambine nella loro infanzia hanno poche possibilità di andare a scuola, spesso sono trattate al pari delle donne adulte e generalmente devono farsi carico dei ruoli e delle responsabilità degli adulti nonostante la loro tenera età.
Le “donne giraffa”, che dall’età di cinque vengono costrette a indossare anelli di ottone attorno al collo. Man mano che invecchiano, gli anelli aumentano deformando il torace e le spalle dando l’illusione che i loro colli siano eccessivamente lunghi.
La violenza sulle donne ha molti volti; come la violenza fisica a quella sessuale, lo stupro, senza dimenticare la violenza psicologica.
In Italia e nel mondo subisce violenza, mediamente, una donna su tre dai 15 anni in su. Il timore della violenza è confermato dal dato secondo il quale il 53% di donne in tutta l’Unione Europea afferma di evitare determinati luoghi o situazioni per paura di essere aggredita.