di Edoardo Marsala, Gianluca Catalano, Valerio Cardinale, Martina Amato e Filippo Riggio – Quest’anno noi alunni della II L abbiamo iniziato un laboratorio poetico. Un’ora a settimana leggiamo, ascoltiamo e scriviamo poesie. Siamo partiti dalla lettura della poesia Io sono della poetessa polacca Wislawa Szymborska e, basandoci sulla sua anafora “io sono colui che”, abbiamo provato a scrivere la nostra prima poesia a ricalco. Per la composizione della poesia abbiamo utilizzato uno schema a raggiera, che abbiamo riempito con i nostri pensieri dopo aver compilato il Questionario di Proust. Si tratta di un gioco di società, che prende il nome da Marcel Proust perché lo scrittore, allora tredicenne, ricevette queste domande da una sua amica e coetanea, la contessina Antoinette Faure, che gliele spedì pregandolo di rispondere per iscritto. A Proust quel gioco piacque così tanto che a vent’anni se ne ricordò, riformulò le domande a suo modo e aggiunse le proprie risposte con il titolo Marcel Proust par lui-même, cioè «Proust visto da Proust». La seconda poesia è stata un po’ più impegnativa da comporre perché, oltre ad utilizzare l’anafora, abbiamo anche dovuto inserire delle rime alternate. Per fortuna ci è venuto in aiuto il rimario! Il modello della seconda poesia è stato il testo di una canzone di Francesco Guccini, dal titolo Vorrei. Abbiamo anche scritto delle riflessioni su cos’è per noi la poesia, dopo aver visto due video di Roberto Benigni tratti dal film La tigre e la neve. Ognuno di noi ha già scoperto molte cose da quando abbiamo iniziato il laboratorio. Scrive Martina: – Io penso che la poesia sia un modo diverso di comunicare. Con la poesia puoi esprimere varie emozioni: gioia, tristezza, malinconia; puoi mandare un messaggio d’amore o di pace. Il poeta io l’ho sempre paragonato al fusto di un albero. Dal fusto crescono i rami che sono l’ispirazione, successivamente dai rami crescono le foglie, che sono le parole; le foglie messe insieme, formano la chioma, che è la poesia. Però per stare saldo, questo albero ha bisogno delle radici, che sono i sentimenti, che vengono rielaborati in tutte le poesie. – E Filippo invece dice: – Ho capito che la poesia è alla portata di tutti, adulti e bambini, e che basta un semplice oggetto per scrivere una poesia. Per me il poeta è chi, attraverso le parole, mi fa sentire le sue stesse emozioni e chi mi parla di qualcosa di cui è innamorato. Io oggi, dopo due mesi che studio e leggo poesie, dico che la poesia è un modo per raccontare ad altri, con belle parole, qualcosa che amo e che mi fa stare bene. –