dalla Redazione del TGTassoNews – Assteas fu uno tra i più attivi pittori vascolari a figure rosse della Magna Grecia del IV secolo a.C. e gestì un grande laboratorio a Paestum in cui si producevano hydriai e crateri. Dipinse prevalentemente scene mitologiche e teatrali. Rappresenta uno dei pochi ceramografi delle colonie greche il cui nome è giunto fino a noi.
Il Cratere di Assteas raffigura il ratto d’Europa. È alto 72 cm, largo 60 (il più grande mai ritrovato) ed è perfettamente integro. Ha girato mezzo mondo ed è stato conteso da tanti. È un capolavoro.
La paternità dell’opera è comprovata dallo stesso autore che se lo attribuisce con una iscrizione nel corpo centrale del vaso: “ΑΣΣΤΕΑΣ ΕΓΡΑΦΕ“ (Assteas dipinse).
Il vaso fu rinvenuto nella necropoli sannitica di Sant’Agata dei Goti, in provincia di Benevento, in una tomba patrizia, da un operaio nel corso di alcuni lavori alla rete fognaria negli anni Settanta.
Dopo essere stato venduto dall’operaio al mercato nero per un milione di lire ed un maialino, passò per il mercato antiquario e nel 1981 fu acquistato dal Paul Getty Museum di Malibu, in California, per 380.000 dollari.
In seguito a lunghe e complesse indagini dell’Arma dei Carabinieri (Comando Tutela Patrimonio Culturale), nel 2005 è stato possibile riportare il cratere in Italia, grazie alla prova schiacciante di un’istantanea Polaroid ritraente il cratere e l’operaio che lo aveva ritrovato anni addietro.
A partire dal 2007 il vaso è stato esposto in diverse città europee: Roma, Montesarchio, Napoli, Paestum, Parigi, Sant’Agata de’ Goti, Milano.
Attualmente il cratere è in esposizione presso la Torre di Montesarchio (BN), città sorta sulle rovine dell’antica Caudium. Questa struttura fa parte, insieme al Castello, del Museo Archeologico Nazionale del Sannio Caudino.
Il percorso di questo capolavoro è stato narrato nel romanzo “Il ratto di Europa. Storia del vaso di Assteas” di Aniello Troiano.