di Fabiola Napolitano
“Di fantasie è pieno il mondo e di storie che prima o poi ci seppelliranno”. E’ proprio la fantasia, accostata in un certo senso alla realtà, a delineare il racconto di Marco Benedettelli che nel suo libro “Nero di seppia” utilizza un concatenarsi di allusioni e metafore al fine di svolgere un’indagine sulla profondità dell’animo umano, il suo passato, la sua storia e le sue origini. Il romanzo ha come protagonista Iride, una ragazza o anzi un’artista eccezionale, che insieme ai suoi musicisti viene chiamata a Nacona (città immaginaria che potrebbe alludere ad Ancona) per partecipare ad uno spettacolo in occasione di un “progetto di rilancio” della città affidato alla Luz Company. Tuttavia, Iride inizia a raccontare una storia immaginaria, racconta di un naufragio e di un incontro con delle sirene e, sconvolgendo gli spettatori, viene cacciata dal palcoscenico lasciando la parola a Semele e Catena, due della Luz Company, i quali espongono i grandiosi cambiamenti che favoriranno il progresso della società. Successivamente, Iride e i suoi musicisti si immergono nella realtà di Nacona e incontrano un Guardiano e i suoi miserabili, i cosiddetti “morti di fame”, in antitesi agli “azzimati”, con i quali scopriranno i segreti di questa città che nasconde un passato dalle ignote verità. “Abbiamo preso tante di quelle botte in faccia che ormai nessuno ricorda più come eravamo fatti una volta”.Ciò che dà voce al titolo del libro è il piatto tipico della città: il nero di seppia che ha degli effetti a tratti sconvolgenti per chi lo assapora (proprio i musicisti di Iride ne saranno vittime). Il viaggio di Iride tra le vie di Nacona sembra quasi ricordare quello di Dante nella Divina Commedia perché è ricco di incontri come quello con l’Ingegnere, la Chiromante, Gino e molti altri personaggi, ciascuno dei quali ha qualcosa da raccontare sul passato oscuro di Nacona.“E’ che se t’inoltri nelle nostre fantasie, poi tornare indietro sarà sempre più complicato”. Ancora più sconvolgente è l’esistenza di un mondo sotterraneo (quasi l’Upside-down di Stranger Things) fatto di cunicoli, scogliere, macchine dei tipografi; un mondo che ingloba il passato della città prima della guerra“certo che tutte quelle macerie e relitti umani a guardarli insieme fanno una catastrofe”; un mondo che è esistito e che continuerà ad esistere nonostante ogni tentativo della Luz Company di far scomparire tutto per ripartire da zero. Insomma, Marco Benedettelli utilizza un mondo onirico, fantastico, tormentato, per esporre problematiche che appartengono soprattutto alla nostra realtà: la povertà, il dominio dei più forti, gli emarginati, l’esistenza di un presente che non può esistere senza il passato. “Beh, guardate che dall’altra parte non è che poi sia tanto diverso. Sapete, soffrono tutti come cani, anche di là, e addossano la colpa del proprio schifo sugli altri e lo fanno a suon di malignità”