dalla REDAZIONE, III C
Dall’inizio del 2023 fino ad oggi si sono contate 110 (SONO DI PIU’) vittime di femminicidio. La lotta contro la violenza sulle donne è affidata alla voce delle sopravvissute al martirio da parte dei “maschi-belve”. La nostra scuola ha partecipato ad un incontro nella sala consiliare del Comune di Torre Annunziata. In occasione dell’incontro contro la violenza sulle donne, ogni istituto ha portato il proprio contributo, il nostro ha ricercato tutti i personaggi iconici all’ interno del mondo dell’arte che hanno rappresentato e rivoluzionato la figura della donna e dell’essere umano in quanto tale. Abbiamo trascorso un’intera mattinata a parlare con le autorità cittadine, i magistrati e gli psicologi che si occupano di questo difficile argomento, regalandoci la possibilità di ascoltare le loro esperienze e i loro punti di vista. Quella grande sala si è riempita ancor di più di emozioni quando ha iniziato a parlare Maria, vittima di violenze da parte del marito.
Maria aveva gli occhi colmi di lacrime. Lacrime trattenute dalla forza di ripercorrere con la mente e raccontare con fermezza le violenze subite per 12 anni. C’è un dolore ancora più forte, frutto della violenza: il figlio morto suicida per aver assistito alle violenze per anni. Come in questo caso, anche in altri, l’eco della violenza è così forte da arrivare a “vittime indirette”. Chi le tutela? Chi dà giustizia anche a loro? Maria non scapperà mai dal suo dolore, ma almeno è scampata alla morte, Giulia Cecchettin invece no. Purtroppo si è appena celebrato il funerale di questa giovane donna. Ai femminicidi non si arriva subito, è necessaria una scuola di umanità per certi maschi che sentono legittimo e doveroso modellare la donna a proprio piacimento, per “educarla” a vivere nella loro società: maschilista e possessiva. Non bisogna sottovalutare le molestie, le carezze, gesti non voluti e il controllo possessivo.
Tutti siamo responsabili, bisogna ricostruire il senso civico, evitare che la connessione tecnologica sovrasti la connessione umana portando l’uomo a isolarsi, fino a che il proprio disagio possa diventare violenza.
Oggi sono state fatte leggi per la tutela delle donne, numeri da chiamare, in caso di violenza per fare in modo che queste tragedie non si verifichino più.
Speriamo che si possa ARRIVARE a combattere la violenza in “genere” e non più la violenza di “genere”
Quante vittime bisognerà ancora contare prima che l’ennesimo femminicidio diventi “l’ultimo”?
Giulia Cecchettin è tra le ultime in ordine di tempo, ma prima di lei, solo nel 2023, sono state uccise più di 100 altre donne. A cui si aggiungono tutte le altre maltrattate e molestate. L’omicidio di Giulia ha colpito particolarmente l’opinione pubblica e lo ha fatto anche per gli incredibili tratti di “normalità” che ha in sé.
Due ragazzi di due famiglie solide in una provincia benestante e tranquilla. L’università, lo sport, la laurea imminente di lei, quella mancata di lui…
Giulia e il suo assassino Filippo siamo noi, i nostri amici, i nostri cugini, i nostri conoscenti.
La quotidianità che diventa inferno.
Filippo viene descritto come “bravo ragazzo” perché studia, si impegna, non dà problemi a casa, ma, avendo una concezione dell’amore sbagliata, uccide la sua fidanzata in modo brutale e feroce perché non accettava la separazione da lei. Giulia doveva essere solo sua! Davanti a una simile tragedia bisogna reagire. E’ il momento di riflettere, analizzare e proporre, perchè tra qualche mese non possiamo e non dobbiamo tornare a piangere un’altra donna.