//PERFECT DAYS, PIÙ DI UN SEMPLICE FILM

PERFECT DAYS, PIÙ DI UN SEMPLICE FILM

di | 2024-02-04T18:53:48+01:00 4-2-2024 18:22|Alboscuole|0 Commenti
di Sabino Losco, classe 3^M – Recentemente ho visto “Perfect Days”,  un film che mi ha particolarmente colpito. L’ultimo film di Wim Wenders é a dir poco meraviglioso, ma difficile da comprendere perché lontano dalla cultura occidentale. Io lo ritengo un film accattivante e che, per noi giovani, puó essere fonte di riflessione. É una vera e propria dichiarazione d’amore alle piccole cose che la vita regala, scatenando un grande senso di nostalgia, perchè nonostante la storia sia ambientata nei giorni nostri, fa viaggiare con la mente fino ai tempi in cui vivere era più semplice. É un film poetico, dalle poche battute ma dal significato profondo. Ambientato in una Tokyo affollatissima, il film ha come protagonista un uomo comune, un addetto alle pulizie. Una storia nella quale é facile rispecchiarsi e tiene incollati allo schermo fino all’ultimo minuto. Le riflessioni che il film offre sono tante. Il protagonista scopre la felicità cercandola nelle piccole cose, come in un libro (legge William Faulkner, Patricia Highsmith e Aya Koda) o nell’ascolto di una cassetta (ascolta Lou Reed, Patti Smith, The Animals, Van Morrison, Otis Redding e Nina Simone). Il film é bello come un ciliegio che fiorisce in primavera. La caratteristica di questa pellicola, che per qualcuno può essere ritenuta un limite, é la monotonia della vita del protagonista e la ripetitività dei suoi gesti. Koji Yakuso è lo straordinario interprete di questo film e incarna uno spirito libero che si mimetizza tra le cose. La sua ripetitività gli permette di allontanare il domani, di combattere il tempo, esorcizzando così la propria fine: “Adesso è adesso … un’altra volta è un’altra volta”. D’altronde, cos’è la vecchiaia se non un eterno presente dove il futuro ci appare negato e il passato svanisce lentamente? Il finale, poi, ci pone di fronte ad un grande quesito: alla fine, il protagonista, Hirayama, è felice o no? Non si sa. Ed è questo il bello: il regista lascia spazio all’interpretazione degli spettatori, che sono obbligati ad una riflessione. Insomma un film che non si può in alcun modo perdere.    

Istituto Comprensivo Torquato Tasso di Salerno