di Vittoria Molin, Classe 3^ B. – Care lettrici e cari lettori oggi desidero parlarvi di una delle professioni più antiche di Venezia “i mascareri” e cioè di coloro i quali creavano maschere di cartapesta. Nella Repubblica Serenissima per diverse ricorrenze annuali venivano adoperate le maschere. Le prime testimonianze conservate che documentavano il lavoro di questi artigiani sono risalenti nel lontano 1271, anno in cui si costituirono in piccole associazioni d’arte, ossia si crearono delle corporazioni che nacquero proprio nel Medioevo le quali riunivano in gruppo i lavoratori che svolgevano professioni simili come appunto i pittori. Le magnifiche maschere prodotte da questi abilissimi artigiani vennero considerate tipiche del Carnevale a partire dal quindicesimo secolo tanto che nel 1436 il Doge veneziano Francesco Foscari tutelò i ‘mascareri’ con un proprio statuto contenenti le leggi sistematiche dei diritti e i doveri di questi aggregati, denominato “mariegola”, il quale tuttora è conservato negli Archivi di Stato dal titolo “L’arte dei Mascareri”. Le regole per la costruzione delle maschere attraverso le Scuole veneziane si sono così tramandate nel corso dei tempi. I materiali utilizzati dai mascareri per la creazione delle maschere sono: argilla e gesso per il modello e il calco, poi la garza, la colla di farina per la carta pesta, infine avviene la rifinitura con la cera modellata e la pittura. Secondo i dati rilevati nel 1773 le botteghe dei mascareri in quell’epoca a Venezia erano soltanto 12 con 31 persone impiegate a portare avanti questa grandiosa e antichissima tradizione. Per realizzare le maschere è necessaria moltissima pazienza e dedizione. Oggi è principalmente grazie alle testimonianze dei pochissimi mascareri rimasti che possiamo avere un’idea di come si svolgono tutti i processi per la realizzazione delle maschere. Le maschere più popolari sono solitamente le più classiche come: Casanova, Pantalone e Arlecchino insieme a personaggi mitologici e bizzarri, ma la più richiesta tra tutti è senza ombra di dubbio la maschera del medico della peste che noi veneziani chiamiamo “la bàuta”. La parte più creativa nel processo di costruzione di questi capolavori è la decorazione perché la base di cartapesta può diventare una vera e propria tela bianca dove sbizzarrirsi con colori e decorazioni di tutti i tipi. In conclusione mi sento in obbligo di dire che questa tradizione con tanti secoli di storia alle spalle è troppo bella per essere dimenticata, pertanto, è assolutamente necessario che dovrebbe essere proseguita dai più giovani.