di Martina D’Auria, classe 2^I – Lo sapevate che anche Salerno ha avuto il suo Masaniello? Il suo nome è Ippolito da Pastina.
Ippolito da Pastina è l’eroe della rivoluzione salernitana antispagnola del 1647, quella che a Napoli si identifica, appunto, con Masaniello.
Nato nel quartiere delle Fornelle, era figlio di un fornaio, ma faceva il pescivendolo ambulante perché la bottega del padre era fallita. Era un attaccabrighe e fu pefino condannato ai lavori forzati.
All’epoca dei moti, le condizioni sociali ed economiche del popolo salernitano rasentavano la miseria più nera, soprattutto se paragonate ai privilegi di cui godevano le poche famiglie nobili della città.
Il nostro Ippolito riuscì a chiamare il popolo salernitano alla rivolta contro il governo spagnolo, prese il controllo della città e installò il suo comando nel Forte La Carnale.
Dal Forte La Carnale, Ippolito organizzò i suoi: fece incursioni nella città ancora in mano ai filo-spagnoli, comandò spedizioni in tutta la provincia, si accreditò con il governo della Repubblica di Napoli e ottenne la carica (onorifica) di governatore della provincia di Salerno e della Lucania.
Il pescivendolo diventato condottiero, venne poi sconfitto dagli Asburgo, che rioccuparono Napoli il 5 aprile 1648, costringendolo alla fuga. Si rifugiò, allora, prima a Salerno e poi a Roma.
Ma quando i francesi, il 9 agosto del 1648, schierati con i rivoltosi, arrivarono con la loro flotta nel Golfo di Salerno, Ippolito si unì a loro, ma in una furiosa battaglia contro le truppe spagnole, venne battuto.
I vincitori si accanirono contro i rivoltosi e impiccarono i capipopolo a Piazza Portanova, ma non Ippolito, che riuscì a fuggire.
E così Salerno, insieme al tutto il Vice Reame, resterà sotto il dominio spagnolo ancora per decenni.
Di Ippolito da Pastina si perdono le tracce nel 1656. Esistono varie ipotesi: potrebbe essere morto di peste, durante la terribile epidemia di quell’anno, e il suo corpo sarebbe stato bruciato. Questa è l’ipotesi più attendibile. Un’altra ipotesi, meno probabile perché non ci sono documentazioni certe, è che Ippolito sia morto per cause naturali in Francia.
Le gesta di Ippolito vengono raccontate in un libro scritto nel 1908 da Giacinto Carucci, dal titolo “Il Masaniello Salernitano” e nella commedia musicale “Ippolito Pastina” del commediografo salernitano Franco Pastore.