//Un perenne oscillare tra dolore e noia. Veronica Ligas 5A Scienze Umane

Un perenne oscillare tra dolore e noia. Veronica Ligas 5A Scienze Umane

di | 2024-01-04T16:41:38+01:00 4-1-2024 16:41|Alboscuole|0 Commenti
Ogni uomo, mosso dal suo volere, desidera incessantemente qualcosa di cui è privo. La nostra mente, definita da Schopenhauer come “ingannevole”, si presenta come motore delle nostre sofferenze in quanto produttrice di illusioni e di desideri differenti che sembrano non aver fine. I desideri divengono come delle esigenze che tendono all’infinito e che nella maggior parte dei casi non verranno mai soddisfatti completamente, infatti l’appagamento finale risulta apparente. L’apparenza e l’illusione nei confronti della vita, attraverso i desideri generano sofferenza negli uomini poiché possiamo trovarci dinanzi a due situazioni: il desiderio può non essere soddisfatto e in tale situazione l’uomo si troverà in un loop di desideri completamente nuovi e differenti che cercherà incessantemente di soddisfare, oppure, il desiderio può essere soddisfatto ma, essendo comunque qualcosa di fugace, esso andrà a creare uno stato di noia e sofferenza. L’uomo si trova così dinanzi a due situazioni differenti: la fase della disillusione inconscia e la fase della disillusione riconosciuta. La felicità è paragonabile all’elemosina data a un mendicante, l’elemosina salverà momentaneamente la vita del mendicante, in un intervallo di tempo limitato all’oggi, ma quest’ ultima andrà ad alimentare i tormenti e le sofferenze dell’indomani. Finché l’uomo rimarrà soggetto al volere e alla volontà egli non avrà né felicità né riposo. Per Leibniz l’uomo vive nel migliore dei mondi poiché esiste un giusto equilibrio tra beni e mali. Penso che il pensiero di Leibniz sia giusto e penso che la vita stessa ci metta dinanzi a delle sfide difficili, tanto quanto a situazioni positive e costruttive. D’altra parte Schopenhauer diceva che la vita è un pendolo che oscilla incessantemente tra il dolore e la noia, passando per un intervallo fugace e illusorio del piacere e della gioia. Ciò ci fa capire come Schopenhauer vedeva la vita, in bilico tra una condizione di noia, dove l’uomo si trova in uno stato di stabilità in cui non accade nulla o in una condizione opposta, la condizione del dolore. Tra queste due condizioni troviamo un intervallo di tempo tra gioia e piacere, poco durature, ma Schopenhauer non vedeva negativamente la brevità di esse, poiché un piacere prolungato diventerebbe normalità e automaticamente noia, per questo l’uomo cerca sempre piaceri differenti. Il piacere è una pausa tra un desiderio e l’altro che sta tra la condizione di sofferenza, cioè quando l’uomo viene assillato dai propri desideri e pensieri che non verranno mai soddisfatti completamente, e tra la condizione di noia che equivale alla cessazione dell’interesse. Personalmente mi piacerebbe definire il piacere come attimi di rapimento nei quali si manifesta improvvisamente la parte più autentica di noi stessi. Il pensiero di Schopenhauer è sicuramente paragonabile a quello di Giacomo Leopardi che nella vita mutò la sua personalissima visione di essa. Infatti Leopardi nella sua età giovanile, per quanto fosse consapevole dei mali del mondo, considerava questi ultimi con tono speranzoso, caratteristiche che troviamo sicuramente nei giovani. Condivido il pensiero di Leibniz in cui afferma l’equilibrio tra bene e male. Questa è, sicuramente, una visione più ottimista rispetto a quella leopardiana o di schopenhaueriana. Attualmente possiamo dire che vivere nel mondo di oggi sia difficile. Ci sono tanti pro come lo sviluppo di diverse tecnologie, l’evoluzione, l’istruzione migliore e una più sana qualità di vita, soprattutto se parliamo dell’Occidente. D’altra parte questo viene accostato a tanti fenomeni ingiusti. Ciò che voglio affermare è sicuramente una visione ottimistica, accompagnata dagli ideali di Schopenhauer, ma vista da una prospettiva molto più ottimista. Schopenhauer parla dell’illusione pari al desiderio e parte integrante dell’uomo. Noi adolescenti siamo desiderio e siamo domande, speranza e paure. Cresciamo con il costante bisogno di soddisfare i nostri desideri, di realizzare tutti i nostri sogni, e di rispondere a tutte le nostre domande, come da bambini, quando ci chiedevamo perché esistessero le stelle. Ora, da adolescenti, ci chiediamo come arrivarci, così come alla felicità. Le stelle sono un nostro desiderio e la mancanza di esse, il non arrivarci, metaforicamente ci distrugge. Le non risposte creano un senso di sofferenza, come quando qualcuno va via dalla nostra vita senza alcuna spiegazione apparente. Fuggire dalla sofferenza o dall’infelicità è paragonabile al rincorrere la gioia. Probabilmente è la stessa cosa, la costante ricerca della felicità. La ricerca di essa però porta a provare una sensazione di inquietudine, l’inquietudine di una volontà costante o dell’essenza di voler soddisfare un desiderio che riempie la coscienza e ne crea quasi uno squilibrio, togliendo così la tranquillità all’uomo, ma senza essa non può esserci benessere. Il desiderio di cui parla Schopenhauer è esigenza, come l’essere amati, che rappresenta però l’illusione. Essere amati agita e scuote la nostra mente togliendo spesso anche la serenità. Spesso però l’amore è ciò che ci porta alla sofferenza, o meglio il finto amore, quello che illude e delude. L’amore può turbare l’anima se non corrisposto o quando qualcosa finisce, l’uomo diviene debole, fragile o incasinato, si crea spesso un vuoto creato dal pendolo, dall’oscillare della vita. Nell’amore l’uomo ha una natura pienamente incosciente, nell’amore non si dovrebbe aspirare ad alcuno scopo. Ma perché parlare di amore all’interno dell’ideale di Schopenhauer nell’oscillare tra dolore e noia? Che cos’è l’amore? L’amore è qualcosa di cui abbiamo completamente perso il significato. Attualmente pare che l’amore sia la massima espressione dell’egoismo, o meglio comportamenti opposti a ciò che rappresenta l’amore vengono fatti passare come tali. Si parla di amore dinanzi a relazioni che vengono definite così, quando al suo interno troviamo solo volontà e bisogno di soddisfare i propri bisogni fisici ed emotivi. L’amore sta diventando strumento e oggetto di gratificazione. L’uomo viene definito infatti da Schopenhauer come lo zimbello della natura che utilizza la relazione come fonte di procreazione o fonte di piacere. Credo che amore sia dare senza pensare di voler qualcosa in cambio, ciò che si potrebbe ricevere. Si amano le persone a cui si dona, e c’è netta differenza tra donare e regalare. Attualmente la capacità di amare è e rimane qualcosa di estremamente raro, poiché l’uomo basa tutto sul suo piacere e sul suo desiderio. Dal momento in cui alla volontà manca l’oggetto da desiderare essa cade nella noia. Spesso per questo vengono intraprese delle relazioni “insensate”, in cui l’uno illude l’altro, lasciando l’amaro, la delusione e la sofferenza. Le relazioni tossiche sono dei veri e propri pendoli in cui si soffre e solo in piccoli attimi si prova gioia e serenità. Ad oggi molti giovani sfuggono dalla noia e dalla solitudine instaurando relazioni. Gli uomini divengono ansiosi di creare relazioni. Molti tra noi giovani provano timore dinanzi alle relazioni serie e durature, poiché esse implicano impegno ed è difficile accettare l’idea di sopportare una situazione nella quale qualcuno potrebbe limitare la propria libertà. Se da un lato ci sono le persone che hanno paura delle relazioni serie e definite per paura dell’impegno, dall’altra parte c’è chi ha paura delle relazioni serie poiché si ha paura di soffrire e di privarsi del proprio benessere. Le relazioni ideali, attualmente, per molti ragazzi e ragazze sono relazioni libere e senza vincoli, non definitive. Le relazioni devono essere leggere così che ci si possa staccare tranquillamente dal rapporto tenendo integra la razionalità e il potenziale di entrambi. Attualmente viviamo nell’eterna insoddisfazione, proprio per questo ad oggi ho voluto parlare dell’amore tra l’oscillare del dolore e della noia. Un senso di insoddisfazione tale sento che si trovi dentro di me. A volte sento il bisogno di esternare e donare l’amore che ho dentro. Sento che mi sta per scoppiare dentro il petto e per questo spero che un giorno qualcuno quasi possa supplicarmi di esternarlo, qualcuno che mi ami davvero. In realtà so quanto mi spaventi, perché pare tutta un’illusione. È ciò che mi piacerebbe davvero, anche se mi spaventa aprirmi e parlare di me, l’ho fatto realmente solo una volta ed è stata la mia più grande delusione. Cerco quasi di evitare un’altra delusione, in realtà continuo a provarci sempre, e continuo a sperare di trovare qualcuno in grado di amare realmente, senza farmi oscillare tra dolore e noia. Sono ancora una di quelle persone che pensa di insegnare alle persone di amare amando a mia volta, spesso però la più grande illusione è pensare che certe persone siano davvero in grado di amare o di farsi amare. Desideriamo sempre ciò che non abbiamo o chi non possiamo avere, e questo diventa sofferenza. Non tutti i desideri possono essere soddisfatti, e non sempre ciò che pensiamo sia giusto per noi o che pensiamo ci faccia bene poi sia realmente ciò che ci fa bene. Nella società di oggi siamo più soli rispetto a prima e più liberi rispetto al passato. Si dice che possa essere definita come libertà o forse solitudine, forse è un oscillare tra libertà e solitudine.