Venerdì 17 e sabato 18 marzo, durante il loro viaggio d’istruzione a Palermo, le alunne e gli alunni della scuola secondaria di primo grado “Foscolo” di Barcellona Pozzo di Gotto hanno potuto, tra le tante bellezze anche poco turistiche del capoluogo siciliano, visitare il convento di San Benedetto il Moro, per chi non lo sapesse co-patrono di Palermo insieme a Santa Rosalia. Il Convento di San Benedetto il Moro venne fondato nel 1424 dal Beato Matteo d’Agrigento, che fu una figura molto importante per i cittadini palermitani, dato che comunicava con loro in dialetto nonostante fosse una persona colta. La sua costruzione fu terminata nel 1621 e dal chiostro si possono notare i vari stili che si sono susseguiti nei duecento anni prima di finire la struttura. Ma chi era questo santo dal nome strano? San Benedetto il Moro, dal quale prende nome il convento, nasce nel 1526 a San Fratello, in provincia di Messina. I suoi genitori erano degli schiavi arrivati dall’Africa, si erano innamorati e si erano sposati, e siccome non volevano che i loro figli diventassero a loro volta schiavi decisero di non averne. Ma il loro padrone aveva capito che soffrivano molto per questo, così decise che il loro primogenito sarebbe stato libero. Benedetto crebbe e iniziò a custodire il gregge del padrone dei suoi genitori. Un giorno, proprio mentre era al pascolo, un ragazzo lo stava deridendo e un eremita francescano, che passava di lì, notò il modo in cui Benedetto, con pazienza, non si faceva scoraggiare dalle parole del giovane. Così il francescano propose a Benedetto di entrare in convento, a Palermo. Egli entra prima nel Monastero di Monte Pellegrino e poi in quello di Santa Maria di Gesù, dove inizia a guarire i malati e a moltiplicare il pane per chi ne ha bisogno. Muore a Palermo nel 1589, viene proclamato co-patrono della città e soprannominato il “Santo Moro” per via del colore della sua pelle. Il suo corpo, perfettamente intatto, si trova ancora nella chiesa adiacente al convento e molti sono i pellegrini che vengono a visitare le spoglie del santo, non sono italiani ma anche provenienti dal Sud America, dove è molto venerato, mentre qua in Italia lo si conosce poco. Per questo motivo all’entrata del convento si possono vedere numerose targhe donate dai visitatori negli anni passati. Pur essendo piuttosto antico, il monastero è però oggi ancora molto attivo e meta non solo di amanti dell’arte o turisti. I frati offrono infatti ai loro ospiti numerose attività: oratori, incontri, momenti ricreativi… Di sicuro non ci si annoia ed è possibile vivere con partecipazione il clima di spiritualità che vi si respira.. Insomma, un luogo poco conosciuto da scoprire a Palermo.
Gilda Parmaliana