Il vaiolo al pari della peste in Europa ha causato molte morti (fonti storiche ci
testimoniano che una persona malata su sei moriva). Purtroppo coloro che
sopravvivevano ne portavano le cicatrici deturpanti per tutta la vita. Il medico
inglese Jenner ha introdotto, per la prima volta nella storia, correva l’anno
1796, la vaccinazione contro questa terribile malattia virale e per questo è
considerato il padre dell’ immunologia. Jenner è stato un grande studioso e
appassionato di medicina che merita di essere conosciuto per questa sua
geniale intuizione. Allora, con un salto all’indietro di circa due secoli
immaginiamo di incontrarlo nel freddo atrio del suo ospedale…….
● Gentilissimo dott Jenner cosa Le ha permesso di avere la geniale intuizione
alla base della sua grandiosa scoperta?
Durante il mio lavoro ho sempre cercato di applicare il metodo scientifico
sperimentale. Per questo nella disperazione di trovarmi quotidianamente
davanti a tante vittime di vaiolo ho iniziato ad osservare attentamente quanto
stava accadendo. Così capii che le mungitrici della campagna spesso venivano
colpite dal vaiolo ma in una forma molto leggera e successivamente non si
ammalavano più. Quindi ipotizzai l’esistenza di due forme diverse di vaiolo: il
vaiolo delle mucche che sull’uomo era causa di una lieve malattia e un vaiolo
umano che era invece devastante. Tuttavia la forma delle mucche conferiva
comunque protezione.
● Che tipo di esperimenti ha quindi condotto per provare quanto da lei
ipotizzato?
Estrassi del materiale da una pustola di una mungitrice che era stata colpita
dal vaiolo e lo inoculai coraggiosamente in un bambino sano di otto anni.
Dopo una settimana il ragazzo cominciò ad avere i primi sintomi come mal di
testa, sensazione di freddo, dolore all’ascella, ma nel giro di qualche giorno
per fortuna quel ragazzo guarì. Dopo circa un mese e mezzo prelevai quindi
del materiale da una pustola di una persona infettata con vaiolo umano e lo
inoculai anche questo nello stesso ragazzo. Ma questa volta il ragazzo non
ebbe alcuna reazione, né presentò alcun sintomo della malattia: aveva
sviluppato anticorpi.
● Lei già all’epoca parlava di vaccino, ha coniato un termine ancor oggi in uso in
medicina….
In realtà, la parola ‘vaccino’, ai miei tempi, indicava il vaiolo che attaccava le
mandrie (vaccino nel senso ‘di vacca’), mentre da quel momento in poi è stato
esteso a qualsiasi sostanza in grado di impedire lo sviluppo di una malattia
grazie alla immunità che induce.
● Come la Comunità scientifica accolse la sua straordinaria scoperta?
Ovviamente male, con molto scetticismo. Ricordo che alla fine del 1796 inviai
un articolo alla Royal Society a Londra, descrivendo 13 casi di soggetti
immunizzati con il vaiolo bovino (ovviamente la mia scoperta doveva essere
ripetibile). La Royal Society rifiutò di pubblicare l’articolo ma decisi di renderlo
noto a mie spese. In breve tempo più di 100.000 persone furono “vaccinate” in
tutta Europa. Nel 1800 fu introdotta la vaccinazione nell’esercito inglese,
addirittura nel 1805 Napoleone impose la “vaccinazione” a tutte le sue truppe,
ed 1 anno più tardi la vaccinazione fu estesa alla popolazione francese.
● Le sono mai stati assegnati dei premi per questa scoperta che ha salvato il
genere umano?
Nel 1802 la Camera dei comuni mi diede un dono nazionale di diecimila
sterline e nel 1807 un altro dono di ventimila sterline; ma ciò che mi riempì più
di gioia fu la solenne inaugurazione nel 1803 del Jenner Institute di Londra.
● Allora Le racconto anche che nel 1857 addirittura a Trafalgare Square è stato
eretto un monumento in suo onore che purtroppo non è riuscito a vedere
essendo morto il 26 gennaio 1823. Mi perdoni un’ultima domanda mi ricorda
dove e quando è nato?
Certamente, 17 maggio 1749 a Berkeley nel Gloucestershire.
● Quindi la sua scoperta è avvenuta quando aveva solo 47 anni, complimenti
davvero. Ma ha sempre avuto passione per la medicina?
Per la medicina e la scienza, ho studiato chirurgia presso il cerusico di Sudbury e
nel 1770 mi recai a Londra dove divenni allievo e amico di John Hunter. Il mio
grande maestro scozzese noto per essere stato fautore della necessità di fondare
la chirurgia sulla ricerca e sulla sperimentazione.
Samuele S. IIA