Grazia Deledda nasce a Nuoro il 28 settembre 1871. Figlia di un ricco imprenditore che si interessa alla letteratura e alla poesia, ben presto scopre la sua passione per la scrittura. Comincia a collaborare con diverse riviste, sia romane che sarde, e trova l’appoggio e il sostegno di molti scrittori noti. Nel 1900 suo marito decide di lasciare il proprio lavoro e dedicarsi completamente ad aiutarla nella scrittura, diventando il suo agente. Nel 1903 Deledda pubblica Elias Portolu che la consacra scrittrice di primo piano del panorama italiano. Inizia così un periodo, che ricopre i primi venti anni del nuovo secolo, che si rivela il migliore per la Deledda. In questi anni scrive un gran numero di opere teatrali e romanzi tra i più importanti. Tra il 1904 e il 1913 pubblica Cenere, da cui viene tratto un film interpretato dalla grande Eleonora Duse; L’edera; Sino al confine e Canne al vento. Canne al vento è la sua opera più nota, pubblicata nel 1913, dapprima uscita a puntate su un giornale e poi pubblicata in un unico volume. Il romanzo ha diversi piani temporali; uno di questi racconta la storia della famiglia Pintor, una casata nobiliare sarda il cui capofamiglia, Don Zame, è un uomo superbo e autoritario che controlla le figlie e le tiene chiuse in casa per difendere il prestigio e l’onore della famiglia. Il successo che le deriva da queste opere le vale riconoscimenti sia da intellettuali e scrittori italiani, sia da scrittori europei. Deledda prende spunto per le sue opere dalla letteratura russa, è in grado di assorbire e rielaborare le lezioni dei grandi romanzieri e di usarle per modernizzare la letteratura italiana. Nelle sue opere saltano subito agli occhi i temi del fato e quello della famiglia popolare caduta in disgrazia. Nel 1927 diventa la prima donna italiana a cui viene assegnato il Premio Nobel per la letteratura, vincendo il duello con Matilde Serao. Muore nel 1936 a causa di un tumore al seno. Le sue spoglie sono conservate nella chiesa della Madonna della Solitudine a Nuoro.