di Maria Francesca Alfiero- Sin dai tempi antichi, i popoli erano soliti credere alle superstizioni, ai malefici e ai poteri magici e cercavano di proteggersi tramite amuleti, gioielli e bastoni. A Napoli, l’ amuleto più diffuso veniva e viene ancora identificato con un corno; veniva utilizzato da chi viveva nelle caverne come auspicio di fortuna e fertilità. Infatti si pensava che più un popolo fosse fertile, più fosse fortunato e ciò era determinato anche dal fatto che le corna degli animali rappresentassero forza. “Tuost, stuort e cu’a pont”, così deve risultare il famosissimo “curniciello” , l’oggetto scaramantico per eccellenza. Il “curniciello” aveva il potere di allontanare le negatività, nonché portare fortuna a chiunque lo possedesse , ma affinché funzionasse c’era bisogno che esso fosse di colore rosso, simbolo di vittoria sui nemici in battaglia, ricavato dalla pietra preziosa del corallo e realizzato a mano dall’artigiano che, modellandolo, doveva, e tutt’oggi deve, conferire il suo influsso positivo sul corno creato; non ci si può autoregalare un corno napoletano, ma deve essere necessariamente essere donato. Nel corso della storia, possiamo trovare il curniciello napoletano quasi ovunque. Ad esempio lo troviamo sull’elmo del famosissimo condottiere macedone Alessandro Magno dove vi era raffigurato il corno. Anche nella mitologia greca riscontriamo la presenza di questo amuleto nella figura di Amaltea, capra del cui latte si sarebbe nutrito Zeus. Un ultimo segreto: perché o’ curniciello funzioni, una volta ottenuto in dono, bisogna strofinare la punta del corno sul palmo della mano…Buona fortuna!