Junko Furata era una giovane ragazza di 17 anni, brillante, bella e studiosa. Il 25 novembre del 1988 venne rapita da un ragazzo, anche lui 17enne, di nome Hiroshi Miyano. Era il bullo della scuola, un liceo nella Prefettura di Saitama, che aveva una cotta per lei. Junko lo aveva rifiutato non sentendosi ancora pronta per vivere una relazione sentimentale e ciò scatenò nel giovane una furia bestiale. Hiroshi, non accettando il rifiuto della ragazza, pertanto, organizzò insieme ad un amico, Shinji Minato, un piano per poterla rapire. Shinji, all’uscita dalla scuola, sulla via che l’avrebbe ricondotta a casa, l’avrebbe fatta cadere dalla bici. Hiroshi avrebbe finto di passare per caso per poterla soccorrere. Così infatti accadde. Junko venne gettata rovinosamente a terra e il giovane, facendole credere di aver assistito all’accaduto ottenne facilmente la sua fiducia. Le diede a intendere che, da buon salvatore la stava riaccompagnando a casa ma la condusse in una strada isolata dove, lontano da tutto e tutti, la stuprò selvaggiamente. La portò poi in un hotel e chiamò degli amici per vantarsi della “bravata”. In seguito la nascosero a casa di Minato. In questa casa, per 44 terribili e interminabili giorni, Junko venne stuprata più di 500 volte da 100 uomini diversi, pestata a sangue a suon di botte, pugni e calci, torturata con acidi, lame, lampadine, bottiglie, forbici e bruciata con le cicche delle sigarette e con dei fuochi d’artificio. Agonizzante e denutrita venne costretta a mangiare scarafaggi, a bere la sua stessa urina e una miserrima quantità di latte. Un giorno, dopo aver perso una sfida a un gioco, Mahjong Solitaire, venne ancora una volta picchiata brutalmente. In seguito ad una convulsione le venne dato fuoco. Morì tra i più atroci dolori, due ore dopo, il 4 Gennaio 1989. I ragazzi si accorsero solo dopo 24 ore della sua morte e spaventati per le conseguenze dei propri gesti la misero dentro un bidone riempito di cemento che abbandonarono in una discarica. Gli aguzzini, carnefici e assassini vennero arrestati tre settimane dopo grazie alla denuncia fatta da donna che aveva subito le medesime violenze di Junko. Dalle indagini della polizia si scoprirono altre violenze e ben due vittime, così Hiroshi confessò anche la morte di Junko. Quando le forze dell’ordine si recarono nel punto indicato a scoprire il cadavere trovarono un corpo gonfio e sfigurato che rese assai difficile l’identificazione della ragazza. Molti colpevoli, alcuni non ancora maggiorenni, vennero condannati a soli 8-9 anni di riformatorio. Hiroshi fu condannato a 20 anni di prigione, mentre altri giovani non furono nemmeno perseguiti per legge avendo ammesso di aver picchiato Junko ma affermando che la morte non era sopraggiunta a causa loro. La morte di Junko Furuta è sicuramente una delle vicende di cronaca nera più orripilanti che ha sconvolto il Giappone, e la violenza e la crudeltà usate nei confronti di questa giovane ragazza ancora oggi lasciano sgomenti e fanno riflettere sui giovani senza valori e senza rispetto verso gli altri.