ALESSANDRA SGAMMATO (III A LICEO CLASSICO) – Socrate diceva: “L’insegnate mediocre racconta. Il bravo insegnante spiega. L’insegnante eccellente dimostra. Il maestro ispira.”
Cara Professoressa,
è così che vogliamo aprire questa lettera di ringraziamento destinata a Lei, punto di riferimento nel lungo percorso che abbiamo intrapreso. Quando, per la prima volta, abbiamo varcato la soglia di questo liceo, eravamo pervasi dalle sensazioni più disparate: timore ed eccitazione scorrevano nelle nostre vene e si mescolavano al prepotente desiderio di scoprire cosa si nascondesse fra le pagine dei pesanti vocabolari di greco e latino, materie tanto sconosciute quanto affascinanti ai nostri occhi.
Un buon maestro insegna anzitutto l’impegno, insegna che con la determinazione e la diligenza, con i fallimenti e gli errori, è possibile raggiungere gli obiettivi più straordinari; è questo l’insegnamento più grande che ci ha regalato: la consapevolezza che i traguardi non sono mai troppo lontani, se si lavora con passione. Quella stessa passione che bruciava nei Suoi occhi e Le vibrava nella voce arrivando a suonare persino le corde dei cuori più distratti; ciò era possibile perché con μεράκι, con una parte dell’anima, riusciva a dissetare la nostra sete di conoscenza.
Crediamo fortemente che un buon maestro sia capace di spronare anche coloro che hanno maggiori difficoltà, coloro che durante il cammino incespicano fino a rimanere più indietro rispetto agli altri. Così lei non ha mai smesso di credere nelle nostre potenzialità, permettendo ad alunni che si approcciavano per la prima volta allo studio di una lingua così complessa, qual è il greco, di guardare al futuro a testa alta; ogni nostro progresso, seppur minimo, veniva considerato da Lei importante e meritevole. Ha costruito una base solida su cui fosse possibile muoversi tra una difficoltà e l’altra e ci ha fornito gli strumenti adatti per farlo, strumenti che stiamo ancora imparando ad affinare, ma che conservano ancora il Suo dolce ricordo.
Volgiamo lo sguardo al nostro primo anno con tenerezza, stavolta consapevoli che il timore che ci legava sarebbe stato ben presto acquietato dall’accoglienza di una grande maestra; avremmo voluto trascorrere più tempo insieme a Lei e con amarezza ricordiamo le settimane che ci sono state strappate via dal Covid.
E mentre sul viso fiorisce un sorriso spontaneo, la malinconia ci avvolge in un forte abbraccio; non si tratta di una tristezza qualsiasi, ma, come scriveva un romantico francese, Victor Hugo, “la malinconia è la felicità d’essere tristi”, una tristezza cioè capace di arricchire perché consapevole di aver conosciuto la gioia. È, dunque, un onore e un privilegio dire di averLa avuta come Professoressa e saperla fra i ricordi degli anni più belli della nostra vita.
Con il cuore che batte al ritmo della nostra emozione, speriamo di renderLa orgogliosa.
La Sua, ormai, III A