“Il dialogo della natura e di un islandese” è un opera di Giacomo Leopardi scritta nel 1824. L’islandese era un semplice uomo come tutti noi, un grande viaggiatore in cerca di tranquillità e di luoghi disabitati da esseri viventi. Nel suo lungo viaggio nel continente africano trova la personificazione della natura: un’ enorme figura femminile di pietra che sembra da lontano una montagna. L’islandese sorpreso e impaurito non può che continuare la sua strada trovandosi faccia a faccia con la natura proprio nel luogo in cui essa dimostra maggiormente la sua potenza e la sua inospitalità. L’uomo inizia a elencare tutti i dolori della vita definendola un’affannosa ricerca di piaceri e beni che li allontanano dal loro obbiettivo: la felicità; proprio questo lo aveva spinto a fuggire dai luoghi della sua monotonia. Accusa la natura di non essere madre, cioè creatrice ma di essere una spregevole matrigna che non aiuta i propri figli dandogli vita per poi farli invecchiare e farli morire. A ciò la Natura è letteralmente impassibile, incondizionabile dalla vita umana, questo fa replicare l’islandese che chiede perché li abbia messi al mondo se poi non li avrebbe aiutati. La Natura risponde che “La vita di quest’universo è un perpetuo circuito di produzione e di distruzione” ed il suo unico compito è quello di garantire vita e morte continua sul nostro pianeta. Infastidito, il così piccolo uomo vicino alla grandezza della natura fa un’ultima domanda ben precisa in cui chiede “a chi giovi tutto questo” e come risposta viene sbranato da dei leoni che moriranno lo stesso il giorno dopo. I telegiornali mostrano che tale situazione si ripete anche due secoli dopo che l’abbia detto Leopardi: la Natura è incontrollata. Attualmente stanno avvenendo fenomeni atmosferici di cui non si aveva traccia nei decenni precedenti, si conta che ben 946 fenomeni meteorologici estremi si siano verificati in Italia dal 2010 al 2020: danni alle infrastrutture, alluvioni, terremoti, siccità, cicloni, temperature drasticamente aumentate, trombe d’aria e molti altri. Riflettendo, noi siamo gli islandesi di oggi pervasi dalle stesse paure.
Classe III C Scuola Secondaria di primo grado