//L’amore: un sentimento universale.

L’amore: un sentimento universale.

di | 2021-12-02T16:35:09+01:00 2-12-2021 16:35|Alboscuole|0 Commenti
Di Marzia Zarro – 5C^ –
L’amore è quel sentimento fondamentale che ci mantiene in vita. A volte è sopravvalutato, altre no, spesso soffocato e talvolta esagerato.
È anche un paradosso: è qualcosa di complesso ma allo stesso tempo semplice, di gratificante quanto doloroso, di adrenalinico quanto spaventoso. C’è chi teme questo sentimento, chi fugge da esso, chi se ne distacca, perché amare non è mica facile e non tutti sono pronti a farlo.
Possiamo pure definirlo un rischio. Infatti in ogni sua sfaccettatura, in ogni aspetto, anche il più sciocco ci consente di sperimentare senza sapere come andrà a finire, come se ci buttassimo dalla più alta vetta di un monte con degli agganci di sicurezza, ma senza sapere se chi li ha legati sia stato abbastanza bravo.
 È un salto nel vuoto totale, nel nulla, con la piena consapevolezza di poter atterrare su un cuscino, tanto quanto su un chiodo: tutta questione di probabilità, forse della fortuna o destino che sia. Tanto forte quanto malvagio, il destino ci accompagna inevitabilmente in tutta la nostra vita.
L’amore è sgomento, tormento, illusione; è anche dolore, perché un amore non corrisposto non può che farci male, un amore finito non può che logorarci il cuore, un amore “malato” può spegnerci, annullarci. E un sentimento che svanisce non può fare altro che generare sofferenza.
Quindi è proprio così, si soffre, ma senza questo trasporto non si vive e noi, tanto piccoli su questo mondo, cosa saremmo senza di lui? Lo disse anche il saggio Russell: “Temere l’amore è come temere la vita, e chi ha paura della vita è già morto per tre quarti”. Come possiamo dargli torto? Come si può contrastare un’affermazione tanto forte, custode di una verità così grande?
Infatti, per quanto lo si voglia tenere lontano, per quanto si voglia scappare da esso, una volta caduti nella “trappola”, uscirne è veramente difficile, e nella maggior parte dei casi, non se ne vuole neanche uscire più. L’amore, però, anche se è dolore, ci dà gioia, quiete, felicità. È tante cose belle, che purtroppo per essere notate e comprese devono essere affiancate da quelle brutte: un po’ come per riconoscere un colore chiaro, abbiamo bisogno di conoscere anche il colore scuro.
E poi, questo sentimento è spensieratezza, leggerezza d’animo, e non sono io a dirlo, bensì il grande Totò, quando rivelò ad Oriana Fallaci che la felicità è costituita da nient’altro che attimi di dimenticanza. Mica aveva torto; in effetti quando siamo presi, quando stiamo accanto ad una persona che ci fa stare bene, dimentichiamo il grigio che c’è intorno, ci allontaniamo dai problemi che ci circondano.
Per amore, però, non si intende solo quello fra due innamorati, ma anche e soprattutto l’affetto per la famiglia, che, seppur con delle eccezioni, è quello che non ci abbandonerà mai nella vita; è quello che sta lì, invariato e immutato nel tempo, quello che è giusto, perché smisurato e sincero. Ho avuto la grande fortuna essere sempre stata circondata da dimostrazioni di amore costanti e numerose, e alla luce di tanti episodi vissuti o a cui ho semplicemente assistito, ho capito che amare non è per niente facile.
 È sicuramente sacrificio, limitazioni, rinunce, tremolii e lacrimoni salati; pertanto, fin quando siamo convinti che  ne valga la pena, va bene, perché in amore come in guerra, tutto è lecito. È comunque un sentimento bello, perché ha mille sfaccettature, è diverso per ognuno di noi, e chiunque è in grado di dimostrarlo a modo proprio, ma soprattutto di amare chi vuole, indipendentemente dal sesso, dalle condizioni economiche, sociali, familiari, e chi più ne ha più ne metta.
Tutti hanno il diritto di amare ed essere amati, e anche se questo diritto non è scritto nella Costituzione Italiana, si evince in ogni parola contenuta in essa. Amore è passione, e come disse il sommo poeta Dante Alighieri: “Chi non ha vissuto la passione, non può comprenderla, ne resta estraneo”. Molti si arrogano il diritto di comprendere un sentimento, di giudicarlo, di “giostrarlo” dall’esterno, ma non è una cosa possibile, perché un sentimento molto forte, non può essere controllato.
Ricordo ancora gli occhi di mio nonno mentre leggeva le lettere scritte da lui, quando a centinaia di chilometri di lontananza da mia nonna, le prometteva un futuro insieme. E vedo quelli dei miei genitori, che dopo una vita vissuta insieme, continuano a fare un passo indietro quando ce n’è bisogno e ad “aspettarsi per cenare insieme”.
Ricordiamo Kierkegaard in contrapposizione ai romantici dell’epoca: per lui il matrimonio è giusto, in quanto la scelta originaria dello stare insieme, è perseguita e onorata ogni giorno. Sono cresciuta con ideali, che, però, in relazione ai tempi in cui mi ritrovo a vivere e a relazionarmi, sono decisamente fuori moda. Anni fa, amare era diverso, era considerato un sentimento più sincero, più trasparente; prima ci si legava completamente ad una persona e difficilmente la sia sarebbe lasciata scappare via.
Ora, invece, non si dà più il giusto valore ad uno sguardo, ad un abbraccio, ad un sorriso o ad una promessa; nessuno ha più il valore che merita e tutti sono facilmente sostituibili: sarà un bene? Ci permetterà di diventare emotivamente più forti o ci trasporterà verso un fondo di apatia e indifferenza? D’altronde, apatia e amore non hanno alcun nesso e i mezzi termini in amore non esistono, perché l’amore o c’è o non c’è.
In uno dei suoi soavi monologhi Benigni ha detto: “O si è innamorati o non lo si è, come la morte: o sei morto o non lo sei: non è che uno è troppo morto! Non c’è troppo amore, l’amore è lì, non si può andare oltre un certo limite, e quando ci arrivi, a questo limite, è per l’eternità”.