//UN ANNO IN AMERICA Un percorso di crescita culturale e umana

UN ANNO IN AMERICA Un percorso di crescita culturale e umana

di | 2018-06-19T12:34:17+02:00 18-6-2018 22:56|Alboscuole|0 Commenti
di SILVIA LERGETPORER – Vuoi fare un anno all’estero? Parla con persone che hanno già affrontato questa esperienza in America! Intervista a Federica Lergetporer Dove hai trascorso il tuo anno all’estero? Sono stata nella città di Charlotte, nello Stato del Michigan. Sono partita ad agosto del 2013 e rientrata a giugno del 2014. Lì ho affrontato il mio quarto anno di scuola superiore. In Italia frequentavo il Liceo Scientifico Majorana Com’era la tua famiglia americana? La mia era costituita da 5 persone. Heather e Scott, con tre figli: Genevieve, Isabel e Trevor. Genevieve era l’unica figlia biologica mentre Isabel e Trevor erano stati entrambi adottati. È stato facile integrarsi? Beh, non è stato rose e fiori inserirsi da estranea in una famiglia. Con i genitori e le bimbe ho avuto e ho tutt’ora un rapporto meraviglioso. Con Trevor, invece, è stato più difficile costruire un rapporto perché è un ragazzo che soffre di autismo… questa esperienza però mi ha aiutato molto a crescere Qual è, se c’è stato, l’ostacolo maggiore che hai dovuto affrontare? L’ostacolo maggiore è stato sicuramente Trevor. Il rapporto con lui non è stato per nulla facile. Non avevo mai avuto a che fare con un ragazzo del genere. Ad esempio se non c’erano i suoi cereali la mattina, si rifiutava di uscire di casa o mangiare qualcos’altro. E non c’era modo di smuoverlo Qual è stata la cosa che ti ha sorpreso di più dell’esperienza negli USA? Mi ha sorpreso molto il fatto che nei supermercati americani ci siano 30 tipi diversi di Ketchup! Seriamente, hanno una varietà di prodotti che ti mette a disagio. Comunque una cosa che mi ha colpito in particolare non c’è. L’America è un mondo a parte, è tutto diverso. Il concetto di distanza è diverso. Si fanno 60 km come se ci mettessero 10 minuti ad arrivare! Hai avuto difficoltà con lingua? Sì, sicuramente i dialetti mi hanno spiazzata. Si mangiano le parole. Dopo un po’ ci si fa l’abitudine Qual è la differenza tra la scuola italiana e quella americana? Le differenze sono tantissime. Innanzitutto gli americani hanno 4 anni di liceo e non 5. Con i professori si ha un rapporto totalmente diverso, è più amichevole, più sincero. I ragazzi supportano la scuola in tutto e per tutto. C’è un grande spirito di squadra Hai fatto subito amicizia? Sì, gli americani amano noi italiani e la nostra cultura culinaria. Inoltre c’è da tenere a mente che lì l’Exchange Student, ovvero la “mobilità studentesca, è la novità e le voci girano veloci Le materie che studiavi in America ti risultavano difficili? Chimica era sicuramente la più complicata. Lì fanno esperimenti per ogni argomento con tanto di camice e occhialetti. La prof ci faceva fare tutto da soli. Veniva solo per aiutarci, quando era necessario. In Italia, al liceo scientifico, mi facevano vedere le foglie attraverso il microscopio Questa esperienza ti ha aiutato in qualche modo? Sicuramente sì! Non solo mi è stata utile come esperienza di studio, ma anche come percorso di formazione personale. Ho visto una cultura totalmente diversa ed ho imparato ad apprezzarla È stato duro affrontare un anno senza la tua famiglia italiana? Sì, sono molto legata alla mia famiglia. Qualsiasi novità loro sono i primi a saperla. Faccio affidamento su di loro per qualsiasi cosa. Quella in America era però un tipo di esperienza che volevo fare, ed ero a conoscenza della mancanza che avrei provato e loro mi hanno sempre supportato e mi sono stati vicini anche a 5mila km di distanza