di Daniele Laurenza, classe 2^E – 25 anni è il tempo è trascorso da quel maledetto 24 maggio 1999, quando l’incendio del treno 1681 nella galleria Santa Lucia di Salerno trasformò un viaggio di ritorno da una partita in un incubo senza ritorno. Un inferno di fuoco e fumo che inghiottì quattro giovani vite: Vincenzo Lioi, Ciro Alfieri, Giuseppe Diodato e Simone Vitale, e segnò per sempre la storia della città campana.
Tensioni e scontri durante il tragitto, poi l’incendio divampato nella galleria. Panico, fiamme, fumo: un incubo per i passeggeri. I soccorsi arrivarono tempestivi, ma il bilancio fu drammatico: quattro morti, decine di feriti.
Ogni anno, il 24 maggio, Salerno si ferma per commemorare le vittime e chiedere giustizia. Un monito a non dimenticare e a lottare contro la violenza.
Un viaggio spezzato, una ferita che non si rimargina
La strage di Santa Lucia rappresenta una ferita profonda nella storia di Salerno. Un viaggio di ritorno trasformato in un incubo, lasciando un vuoto incolmabile e un dolore che ancora oggi brucia nel cuore della città.
Perché il ricordo di quei giovani vite spezzate sia un monito a costruire un futuro migliore, dove la violenza non abbia mai più spazio e la vita trionfi sempre sull’odio e sull’intolleranza.