CALTANISSETTA – Nel quartiere di Caltanissetta dove viveva, Adnan Siddique era conosciuto e stimato come lavoratore onesto e uomo gentile e generoso. Adnan aveva 32 anni, era emigrato in Italia dal Pakistan cinque anni fa per sostenere economicamente papà, mamma e i suoi numerosi fratelli. Aveva imparato benino l’italiano e aveva trovato lavoro nel settore delle macchine tessili, con regolare contratto. Avrebbe potuto farsi la sua vita, senza prestare attenzione ai problemi degli altri, in particolare a quelli dei suoi connazionali meno fortunati e garantiti. E invece, quando alcuni pakistani si sono consigliati con lui, raccontando di essere vessati e sfruttati dal racket del caporalato nelle campagne, li ha aiutati a sporgere denuncia. E per questo è stato barbaramente ucciso a casa sua a coltellate, il 3 giugno scorso. Per il suo omicidio i carabinieri hanno arrestato cinque pakistani, mentre un sesto uomo è stato arrestato per favoreggiamento.
“Adnan era un ragazzo troppo buono non meritava di morire. Aveva aiutato anche un anziano che abita qui a Caltanissetta, che delle persone portavano al lavoro nelle campagne, non pagavano e picchiavano. Ha aiutato anche altri pakistani”. A parlare così è un suo caro amico che ha lo stesso nome, Adnan Hanif, arrivato in Italia dal Kashmir. “Siddique aveva presentato quattro denunce – aggiunge Hanif – alcuni connazionali lo minacciavano e gli chiedevano di ritirare le denunce altrimenti l’avrebbero ucciso. Tre giorni prima di morire Adnan ha mandato un messaggio ad un amico indicando nomi e cognomi di coloro che lo minacciavano: ‘Se mi dovessero uccidere i nomi sono questi’, e poi le stesse persone sono state arrestate per l’omicidio”.
Venerdì 12 giugno sono scese in piazza a Caltanissetta più di ottocento persone per ricordare il sacrificio di Adnan. La manifestazione è stata aperta da Filippo Maritato, presidente della sezione provinciale di Caltanissetta del MO.V.I. (Movimento Volontariato Italiano) e direttore della Casa della Culture e del Volontariato. Maritato ha sottolineato la valenza del momento pubblico di “raccoglimento spirituale e di cordoglio, di fratellanza, di commiato laico e di preghiera interreligiosa, ma anche di forte e decisa ribellione alla sopraffazione criminale ed alla violenza”. E ha aggiunto: “Oggi noi tutti cittadini di Caltanissetta – a prescindere dalle etnie e dai paesi di provenienza – dobbiamo essere uniti nella memoria del sacrificio di Adnan, vittima innocente di interessi criminali. Ma l’intera comunità, oltre a ricordare l’esempio luminoso che Adnan ci ha lasciato in eredità, deve adesso reagire con un forte impegno di civiltà, di dignità, di lotta sociale, civica e democratica a difesa dei diritti di tutti, specialmente dei più deboli ed emarginati, e per liberare Caltanissetta e i nostri territori dallo sfruttamento, dalle ingiustizie e dal profitto disumano”. Il MO.V.I. si costituirà parte civile nel processo in cui saranno giudicati i responsabili dell’assassinio di Adnan.
Alla manifestazione ha partecipato anche il sindaco nisseno, Roberto Gambino, che ha dichiarato: “Dobbiamo capire qual è la filiera che porta questi ragazzi pakistani fino a Caltanissetta perché ho parlato con uno di loro che mi ha descritto tutta la sua avventura costata 15 mila euro, neanche tanto poco, dopodiché arrivati a Milano improvvisamente arrivano qui, quindi c’è un’organizzazione internazionale che sicuramente fa questo tipo di lavoro e sicuramente è collegato a livello locale. […] Stiamo intervenendo in maniera molto decisa sulle questioni legate al caporalato e al lavoro nero, abbiamo chiesto l’intervento della magistratura per fare luce su questa vicenda. Adnan era messo in regola, abbiamo visto i suoi datori di lavoro piangere in maniera incredibile davanti alla bara … abbiamo capito che era una persona che stava aiutando i suoi concittadini a uscire da una cosa bruttissima che è il lavoro nero”.
Ignazio Giudice, segretario generale della CGIL di Caltanissetta, ha detto infine: “Noi intendiamo organizzare i lavoratori che lavorano nelle campagne, nel settore delle costruzioni, nel tessile, per dare loro tutela e per pretendere verità e giustizia per Adnan, un eroe dei nostri tempi, un ragazzo che è stato in grado di ascoltare i suoi connazionali e di accompagnarli alla denuncia, di sostenerli. Un uomo vero. Il sindacato non può più limitarsi alle denunce verbali, ma deve impegnarsi e andare oltre questa commemorazione facendo un lavoro concreto”.
Maria D’Asaro
Nell’immagine di copertina, la manifestazione a Caltanissetta in ricordo di Adnan Siddique
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